mercoledì 3 giugno 2020

Ciao Scoiattolo, ci hai riempito la vita

Da subito è stato Scoiattolo, nonostante fosse un gatto e addirittura femmina. Un po' per la maculatura del pelo, rossiccia come quella del folletto dei boschi, un po' per la velocità davvero scoiattolesca con cui si arrampicava sugli alberi. Arrivò un giorno del 2003, minuscola e già decisa, una cacciatrice solitaria, una capace di stare appiccicata al tronco di un agrifoglio a guatare il nido dei merli, pronta a saccheggiarlo senza pietà. 
In casa c'era già la Cipirissa, nera e più compassata, a lei piacevano le lucertole e ogni cosa che avesse forma serpentina, dai pezzetti di corda alle stringhe. Le riduceva a brandelli, in un balletto diavolesco fatto di balzi e sbuffi, corsette e morsicate. Prese subito Scoiattolo sotto la sua ala, erano grandi lavate di pelo, leccate sulla testa e morsichini, le due giocavano insieme, la piccola cresceva e si trasformava in serial killer, usciva dal suo territorio abituale spingendosi anche molto lontano, facendo diventare matta mia mamma che la inseguiva sulla strada per il cimitero. 
Un giorno Scoiattolo arrivò in giardino da chissà dove, con una fagianella viva in bocca. Era quasi più grande di lei, riuscii a sottrargliela, la micia era stremata e si sdraiò lunga e distesa sul prato, respirando come i cani a bocca aperta. Il campionario delle specie cacciate era impressionante, cince more, cinciarelle e cinciallegre, merli, piccioni, capinere, un regolo, uno scricciolo, pettirossi vari e perfino un ghiro, di cui rimase la coda, agganciata a un rametto di ortensia. 




I gatti si affezionano alla singola persona, e Scoiattolo scelse mio papà, diventando l'amica del cuore. Lo seguiva ovunque, a letto, in bagno, in cucina, vedeva la televisione con lui sul bracciolo della poltrona, e se io mi sedevo sull'altra, arrivava subito a rivendicare il suo territorio, tentando in tutti i modi di farmi alzare. Fino a tre anni fa non aveva mai miagolato, se non in casi particolari, dal veterinario oppure quando incontrava qualche gatto vagabondo in giardino, altrimenti silenzio, poche fusa in sordina e quasi nessun salamelecco, cosa che le gatte di solito fanno a profusione. Diventò sorda e incominciò a farsi sentire, con una voce forte e un po' roca. Probabilmente pensava -perché i gatti riflettono molto- adesso che non ci sento se mi chiamano non posso rispondere, così miagolo forte e sanno che sto arrivando. 
Da giovane Scoiattolo voleva stare fuori fino a tardi, e mia mamma non se ne capacitava e poi nemmeno mio padre, così erano richiami dal balcone, avanti e indietro dal giardino per cercare di convincere la tiratardi a tornare in casa, con esche prelibate e movimenti di croccantini nel sacchetto. Quando riteneva di doversi ritirare, saliva le scale lentamente, sapendo di aver fatto la marachella, ma una sera non ci fu verso, scappava nel giardino di fronte e passò la notte fuori, con mia madre che tentò fino all'una di convincerla. Il mattino, dopo la colazione con papà, Scoiattolo veniva da me, al piano di sotto, sgranocchiava qualche croccantino e poi si faceva fare i grattini sulla testa, sempre con qualche mao di soddisfazione, prima di scendere in giardino e fare il suo solito giro. 
Negli ultimi anni la simbiosi con papà era diventata totale, non lo lasciava un attimo e anzi prevedeva ogni sua mossa. Non appena papà spegneva il televisore, lo Scoiattolo scendeva dalla poltrona e lo precedeva prima in bagno e poi in camera da letto, e al mattino si alzava con lui, lanciando un sacco di mao profondi e sistemandosi in cucina per la colazione. Fino a ieri.



A gennaio scoprimmo che la micia aveva un sarcoma, andava per i 17 anni, un'età veneranda, ma a parte i reni malmessi, era ancora in buona forma, in grado di scacciare dal giardino la Nerina Maramao, sua nemica acerrima. La diagnosi purtroppo non lasciava speranze, il tumore si sarebbe ingrandito poco a poco e la pelle ulcerata fino ad aprirsi. Tutto è precipitato due mesi fa, in piena emergenza per il dannato virus. La prima piaga, la visita dal veterinario, in uno scenario post atomico, le medicazioni quotidiane per far sì che la pelle non esplodesse. 
Scoiattolo aveva capito che non ce ne sarebbe stato per molto, ma con dignità e caparbietà tutta felina, ha fatto la sua vita fino all'ultimo. Aveva smesso di mangiare i suoi croccantini speciali per i reni, cercava acqua in ogni angolo, ma teneva duro, accoccolandosi ancora vicino a papà sulla poltrona, lanciando i suoi mao e facendo il giretto in giardino, salendo poi a fatica le scale. Fino a ieri.
Stamattina papà non l'ha vista in cucina ad aspettarlo, Scoiattolo era  sulla poltrona, dormiva un sonno di morte, ma ancora lo aveva salutato con uno dei suoi mao particolari, riservati a lui. Se ne è andata nel pomeriggio, la nostra micia, con la dignità che hanno i gatti davanti alla morte, senza “dare fastidio”, e lasciandoci soli, in lacrime, e solo ora comprendo quanto di lei c'era ogni giorno qui in casa, il grande spazio emotivo che occupava, riempito dai suoi mao sonori, dal suo carattere fiero, dalla sua voglia di vivere fino in fondo. Non è vero che ai gatti manca la parola, lei ce l'aveva, "parlava”, raccontava la sua giornata quando saliva dal giardino, e ci leggeva negli occhi. 
Ciao Scoiattolo, ci hai riempito la vita, hai perso la tua, ma la nostra è cambiata per sempre. 

2 commenti:

  1. Grazie Mario per questo bellissimo e straziante racconto. Da amante dei gatti quale sono sei riuscito a commuovermi fino alle lacrime. Un abbraccio. Riccardo

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  2. Se capiti e ben trattati i gatti lasciano un segno nella vita delle persone, ognuno con la sua personalità,con il suo carattere. Sono imperscrutabili, misteriosi e molto riflessivi come dici tu. La relazione splendidamente descritta tra tuo padre e Scoiattolo commuove. I gatti con cui hai condiviso gli anni non si dimenticano.

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