lunedì 8 aprile 2019

IL CICLISTA CULMOLLATO

Già da qualche giorno l'Ansa aveva battuto la notizia: esperti del circuito infernale della Parigi-Roubaix, noto nel mondo per i terrificanti tratti in pavé, sono arrivati a Varese per studiare una nuova classicissima del ciclismo, da disputare in città e negli immediati dintorni su strade che i tecnici transalpini hanno definito étonnantes, per la smisurata quantità di buche, tagli mal riparati, avvallamenti, crepe, gobbe di asfalto, visibili soltanto -hanno aggiunto- in qualche cratere lunare o in remoti recessi del deserto del Gobi. 
Con loro sono presenti alcuni tecnici delle maggiori case produttrici di biciclette nel mondo per testare un nuovo tipo di ruota, ispirata alla Linea di Cavandoli, capace di modificarsi all'impatto con buche di venti centimetri di profondità, quali quelle presenti per esempio in via Maspero, una delle strade prescelte dai francesi per la gara e citata in letteratura come esempio per i giovani archeologi ai primi scavi. 
Intanto una équipe di medici proctologi, scelti tra i luminari del pianeta per le malattie del pavimento pelvico, sta studiando un rivoluzionario impianto di molle da inserire direttamente nelle natiche del ciclista urbano varesino, per preservarlo dal rischio che il tubo del telaio, perforando la sella per l'impatto con le buche, possa impalarlo, portando d'improvviso uno spicchio di vecchio impero Ottomano ai piedi delle Prealpi. 

Prototipo di ciclista urbano varesino

Il ciclista culmollato dovrebbe, negli intenti degli studiosi, assorbire perfettamente i traumi causati dalle crepe più profonde dell'asfalto, presenti ovunque nelle strade cittadine e, grazie a un'app scaricabile nel cellulare e collegata alle molle, le natiche segnalerebbero in tempo reale al cervello le maledette strisce di tre-quattro centimetri di profondità, capaci di catafottere qualsiasi normale pedalatore, che la fottutissima -ma meravigliosa per il progetto della nuova ruota- fibra ottica sta lasciando dappertutto con scavi scellerati. 
Grazie a questa rivoluzionaria connessione, si cancellerebbe per sempre il detto spregiativo «ragioni col culo», un passo avanti gigantesco per la scienza e per i molti ragionanti appunto con il fondoschiena, di solito abbondanti nelle amministrazioni, nei governi et similia, che di colpo si sottoporrebbero all'intervento culmollogico per creare alibi perfetti alle loro nefandezze. Anche la leggendaria esclamazione del grande Luison Ganna, stremato sul traguardo del primo Giro d'Italia: «Ma brüsa tanto el cüü», sarebbe di colpo riletta dai semiologi alla luce delle nuove scoperte tecnologiche, e il campione verrebbe visto come un precursore della comunicazione interfacciata tra i due poli, ormai egualmente intelligenti, del corpo umano.
Dopo un primo sopralluogo, i progettisti francesi si sono detti meravigliati di come, per esempio, la via Crosa, che scende verso il centro dalla villa Panza, sia stata riparata a tempo di record dopo i tagli provocati dallo scavo per la fibra, mentre le strade meno nobili conservano le cicatrici di anni di buche, rappezzature corrose e strisce color mattone gramotolose come uno strudel mal riuscito.  Meglio illuminare la facciata di Palazzo con 400 mila euro di spesa piuttosto che asfaltare, noblesse oblige, naturalmente. Ma una bella discesa a rotta di collo verso Biumo inferiore, con il rischio del serpente fibrotico, avrebbe consentito un lancio in grande stile del nuovo percorso ciclistico, della rivoluzionaria ruota trasformabile e delle ricerche sulle molle culanti, al netto della perdita di qualche pullman di cinesi in visita al museo. 
Abbiamo qui la prima dichiarazione di un volontario che si è sottoposto all'impianto delle molle, percorrendo poi il tragitto da Giubiano a Masnago, rimbalzando come l'uomo sulla Luna ma rimanendo saldo in bicicletta: «È una cagata pazzesca». Forse però, la connessione tra testa e culo va ancora perfezionata. 

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