A Varese tutto marcisce lentamente, come i cachi lasciati sulla pianta. Ogni idea, ogni progetto, muore prima di nascere o avvizzisce, oppure è destinato a un silenzioso fallimento, a una sparizione elegante, all'inglese, o cancellato come un infame murato in un pilone.
Tutto in verità parte con squilli di trombe e sorrisi coccodrilleschi, grandi parate assessoriali, conferenze stampa, fondi sventolati come bandiere. Tutto è mega, iper, parchi, piste ciclabili lunghe come il Nilo, teatrone, bibliotecona, stazioni che neanche a Shangai, concorsi tra studenti per il telone dell'anno che copra le vergogne della caserma, ville e parchi a disposizione del volgo che a malapena annaffia qualche geranio sul terrazzino del monolocale.
Per dirla alla Pizzul, «tutto molto bello», peccato che la città sia implosa in una sorta di letargo a occhi aperti, attonita e sempre più brutta, sporca e degradata, le strade a strati, percorse dalla nefanda striscia arancione degli scavi pompeiani per la fibra ultra veloce che si somma alle voragini che per i politici sono sempre causate dalle piogge, mai dall'incuria e dalla loro negligenza.
Le ultime asfaltature risalgono forse al sindaco Ossola, dopo di lui rappezzi, un quadratino lì, un rombetto là, come il patchwork della sciura Pina, per la delizia di chi va in bicicletta o in motoretta, trappole micidiali che di certo spiegano con dovizia uno dei problemi capitali della matematica, la quadratura del cerchio, se va bene quello del mezzo a due ruote, se va male quello della calotta cranica.
Alla metà di via Maspero, proprio dove l'arte comunale ha disegnato le strisce dell'unico posto macchina per disabili, da tre mesi i signori della fibra, dopo aver frantumato i timpani per giorni, hanno abbandonato, a futura memoria, un bello scavetto alla Totti, lì così, en plein air, con tanto di cavi e cavetti multicolor alla vista. Forse, nella loro mente, un'installazione che può concorrere al prossimo Varese Design Week, un'opera da targa sul muro come si è fatto per Garibaldi. Transennata, naturalmente, ma le transenne son ballerine (o forse è il colpo di genio dei fibromani, una cosa alla Fontana inteso come Lucio) e appena si leva un alito di favonio o qualche passante con velleità artistiche vuol metter mano all'installazione per darle il suo tocco, cascano per terra come dopo un girotondo, invadendo il posto macchina per disabili.
Ogni tanto arriva un furgoncino degli scavatori, e uno di loro sosta per una decina di minuti in contemplazione della buca, appoggiato alla transenna, magari alza il tombino lì vicino, e poi va via ispirato, convinto di essere al MoMa.
Dopo mesi di scassamento di asfalti cariati e di zebedei, il prode assessore all'Urbanistica decide di sospendere i lavori che da ultraveloci eran diventati ultralenti, perché, secondo lui, le pezze eran peggiori dei buchi e anche alle strade stile Roma e Sarajevo c'è un limite. L'uomo fa l'avvocato, ma è esperto di calcestruzzi (come se io mi svegliassi al mattino convinto di poter fare la besciamella) tanto da dichiarare, a proposito di un'altra storica nefandezza comunale, il rotondame di Casbeno tra cimitero e Coop, di non poter riaprire un tratto di strada, chiuso da secoli, perché il cemento ha bisogno di un mese per asciugare.
Adesso che gli scavatori di strisce arancioni se ne sono andati, la büsa vegia è il simbolo del fallimento ennesimo dell'amministrazione pubblica cittadina (né la prima né l'ultima), che spende decine di migliaia di euro per la parata di Carnevale, centinaia per far ascoltare alle tuje il “Barone rampante” a puntate, mentre strade e marciapiedi collassano, il centro continua a essere l'autostrada dei pullman, i muri sempre più vittime dei bombolettari, la caserma sempre in bilico (e senza telone da sepolcro imbiancato) finché non ci scappa il morto, l'ex chalet Martinelli imbiancato a metà (ma ci sta er proggetto di risistemarlo, come per il ponte fs di via Bixio), i negozi preda di occhialari, mutandari e cellulari o altrimenti chiusi sine die, le stazioni (ancora quelle vecchie, ma adesso parte il bando) corredate di spacciatori e malviventi, i parchi con gli alberi pericolanti e mal gestiti.
Che ne sarà dell'installazione di via Maspero? Probabilmente a Palazzo Estense confidano nelle multe e nel caro parcheggi per racimolare i fondi per le asfaltature. Con tempismo degno dalla banda del buco son partiti infatti i photored, che more solito colpiranno i poveri cristi che vanno a 62 all'ora, mentre i valentinirossi in moto sul viale Europa la faranno franca, come suvatari, porschimani e audimani, ai quali una contravvenzione di 163 euro fa l'effetto di un aperitivo un po' caro.
Ai ciclisti diventati automobilisti e sorpresi dall'autovelox, pagare sembrerà quasi una buona azione, una cosa del tipo “una multa per la vita”, la loro e quella dei pedoni, forse salvata a quel punto dalla risistemazione degli asfalti foraggiata dalle fotocellule comunali. Sgasate e vi sarà aperto, puniti i reprobi Varese tornerà Disneyland, con tante piste ciclabili, aiuole fiorite, centro pedonale senza pullman, autosilos e negozietti come a Montmartre, mostre d'arte e concerti in piazza. E da piazzale Trento si potrà partire direttamente per la luna. O, più realisticamente, per il pianeta Papalla.
Nessun commento:
Posta un commento